Il 31 gennaio 2017 è stata presentata dall’Onorevole Paolo Petrini una proposta di legge dal titolo: “Disciplina dei servizi per la tutela del credito”, Atto Camera 4261, attualmente in Commissione Giustizia, che prevede importanti novità per il settore del recupero crediti.
Abbiamo intervistato Luigi Bauco, esperto di credito, per un lungo periodo credit manager e responsabile Billing di TIM, e ora amministratore della società Idea 4 Business, per conoscere la sua opinione in merito alla proposta di legge.
Dott. Bauco, l’attività di recupero crediti è prevista e regolata dall’art.115 del T.U.L.P.S (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza) risalente al 1931. Quali problematiche si trova ad affrontare il settore del recupero crediti a causa dell’assenza di una normativa aggiornata?
Sia il settore del recupero crediti, sia quello più ampio degli NPL hanno una normativa non organica, aggiornata nel tempo con leggi e successivi decreti applicativi, emanati da enti diversi, che hanno chiarito solo alcuni contesti. Una situazione che non facilita la dinamica di crescita delle imprese, in particolare quando queste si affacciano nel mercato degli NPL, il settore più complesso, nel quale manca fluidità nel determinare le migliori strategie applicabili e il relativo deployment.
Esiste poi un problema più ampio: l’opinione pubblica percepisce frequentemente il settore in modo critico. Quanti talk show abbiamo visto in cui una Società di recupero o un Credit Manager sono stati chiamati a giustificarsi non solo nello specifico della contestazione ma, alle volte, quasi per l’attività stessa. Le cause di questa visione negativa, che penalizza il settore, vanno ricercate anche nel contesto normativo, che non si è rinnovato e non ha mai rifocalizzato l’attività, spingendo per garantire sia un adeguato impegno di formazione che un controllo di qualità trasversale.
Il comparto ha quindi urgenza di un nuovo contesto normativo, affinché non solo le Società di recupero crediti, ma in generale l’attività stessa sia rivalutata.
Bisogna capire che il credito è uno dei pezzi essenziali di tutto il meccanismo economico. Il credito è un lavoro effettuato che aspetta la sua remunerazione. Se il credito rimane insoluto e il ciclo economico si interrompe, inevitabilmente ci saranno ripercussioni sull’azienda, i suoi stakeholders, i suoi lavoratori.
Qual è la sua opinione in merito alla proposta di riforma “Disciplina dei servizi per la tutela del credito” presentata dall’onorevole Paolo Petrini?
La mia opinione è positiva perché mi sembra che la proposta cerchi di toccare e dare risposte a molti dei punti aperti del settore.
L’aspetto più innovativo della riforma è sicuramente la creazione di un Organismo pluralistico di controllo e regolazione, che riunirebbe allo stesso tavolo tutti gli stakeholder del settore e al quale spetterebbe il controllo dell’attività. È d’accordo con questa scelta?
Ritengo sia uno strumento importante che potrebbe dare un indirizzo a tutto il settore, definendo le linee guida e la policy generale. Potrebbe, inoltre, individuare i problemi che emergono nel comparto, per poterli portare all’attenzione degli organi competenti in grado di intervenire e di risolverli. Il posizionamento strategico che ne conseguirebbe sarebbe quindi molto interessante.
Importante poi la funzione di controllo della qualità che l’Organismo eserciterebbe sulle attività. Da una parte, come già sottolineato, è infatti fondamentale intervenire per togliere la “vernice” negativa che, a torto o ragione, è stata applicata tante volte ad alcune aziende che lavorano nel settore. Dall’altra, è necessario superare l’attuale sistema sanzionatorio che vede, in assenza di un organismo che garantisca la qualità complessiva del sistema, azioni spesso dure da parte dell’Antitrust e dell’Agcom. Questo si giustifica in parte proprio perché non c’è un luogo istituzionale nel quale i problemi di qualità del settore possano essere affrontati.
Questo organismo potrebbe, quindi, garantire il controllo delle regole e della qualità, ridurre i contenziosi, permettere di trovare soluzioni condivise tra le parti e, aspetto fondamentale per il settore, spingere molto sulla formazione. Per svolgere al meglio questa attività è, infatti, necessario anche conoscere il business su cui si sta lavorando. E, soprattutto, bisogna essere consapevoli che nel momento che si sta chiamando un debitore si sta offrendo un servizio. Mai dimenticare che sia dalla parte del debitore, sia dalla parte del creditore ci sono diritti e doveri che bisogna conoscere e rispettare.
L’Organismo pluralistico di controllo e regolazione sarebbe presieduto dal ministero della Giustizia. Il passaggio di competenze dal ministero dell’Interno a quello della Giustizia sarà un vantaggio?
Ritengo positivo che la proposta preveda il passaggio di competenze dal ministero dell’Interno a quello della Giustizia. Probabilmente quando è stato deciso di affidare al ministro dell’Interno il controllo del settore si sono ritenuti prevalenti temi di sicurezza che, poi, l’esperienza di questi decenni ha evidenziato come inesistenti. Non bisogna avere timore di mettere in un contenitore unico il mondo legale e quello del recupero crediti, perché questi due mondi non devono essere ostili, ma devono imparare a collaborare e sviluppare sinergia sempre di più.
Nel settore della tutela del credito sono frequenti i contenziosi giudiziali. La registrazione delle telefonate prevista nella proposta di legge può essere la soluzione?
Si tratta di un strumento che potrebbe aiutare l’attività. È evidente che potrebbe creare una barriera, perché il debitore avrebbe la facoltà di bloccare subito la chiamata non accettando la registrazione. Attualmente il consumatore ha infatti il diritto di non essere registrato e questa misura gli offrirebbe un’immediata via d’uscita.
Se fosse possibile distinguere nell’attività di recupero una prima fase, puramente informativa, e una fase più gestionale, ritengo che nel primo passaggio si potrebbe probabilmente fare a meno della registrazione della telefonata.
Tra le proposte è prevista anche l’istituzione di un Fondo di Solidarietà per aiutare coloro che si trovano in una situazione di difficoltà, alimentato con una minima percentuale dell’importo di ogni bolletta a carico dei gestori, ai quali verrebbe defiscalizzata la somma, e in minima parte a carico degli utenti. Cosa ne pensa?
Il Fondo di Solidarietà è una gran bella idea. Vista la crisi che attanaglia il Paese, mi sembra opportuno che si faccia qualcosa. Questa misura, tuttavia, potrà funzionare solo se non sarà burocratica e di facile e sicuro accesso. Sarà quindi importante capire chi gestirà i fondi, con quali regole, quali saranno i meccanismi, quale sarà la velocità di erogazione. È una proposta bellissima che richiede un approfondimento tecnico serio, perché dietro dovrà esserci un meccanismo garantista, la massima trasparenza sull’utilizzo dei fondi e un meccanismo di funzionamento serio e veloce.
Condivide la necessità di intervenire a livello normativo per garantire alle società di recupero crediti l’utilizzo delle banche dati più idonee, per poter rintracciare il debitore che si renda irreperibile?
La cosa è sicuramente giusta. È chiaro però che il meccanismo, proprio perché è potente, richiede che a monte vengano introdotte le regole, delle quali abbiamo già parlato, che garantiscano la qualità e la correttezza del trattamento. Fatto questo, è giusto pensare a un potenziamento del sistema di rintraccio.